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Rapporto Enea: nucleare fondamentale. Cosa aspettiamo ad adottare in massa le rinnovabili?

Dimitri Stagnitto

Rapporto Enea: nucleare fondamentale. Cosa aspettiamo ad adottare in massa le rinnovabili?

Avanti spediti verso il nucleare. Dell’utilità del ritorno, dopo 22 anni, all’opzione atomica - ritorno sancito dall’approvazione definitiva del ddl sviluppo, il 9 luglio scorso - il rapporto Enea sull’energia e l’ambiente presentato ieri costituisce una più che favorevole base argomentativa. Certo, «nucleare e rinnovabili non sono e non devono essere considerati in alternativa, sono entrambi necessari», ripete il presidente dell’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente, Luigi Paganetto. Ma il governo è di tutt’altro avviso. E prova ne sia l’approvazione, ieri al senato, di una mozione Pdl che rischia di ridimensionare seriamente gli incentivi allo sviluppo del solare termodinamico. Promettente tecnologia, «in cui noi siamo leader al mondo», per bocca dello stesso Paganetto. La mozione Pdl - firmata dallo stesso gruppo di parlamentari (tra cui Gasparri, Nania, Quagliarello e Dell’Utri) passato agli onori delle cronache qualche mese fa per le tesi ’negazioniste’ sui cambiamenti climatici - impegna il governo a proseguire nell’«attuazione del piano energetico nazionale» - ossia il nucleare - destinando a questo scopo «tutte le possibili risorse, comprese quelle dei fondi non attivati per l’incentivazione di energie non ritenute proficue». Tra cui il «solare termodinamico», a dispetto delle argomentazioni di una parte consistente del mondo scientifico che proprio nel solare termodinamico vede la più promettente delle tecnologie rinnovabili, «il caso di maggiore successo», dice l’Enea, dal punto di vista della sua applicazione al sistema industriale. Ma sulle rinnovabili l’Italia investe lo 0,5% del Pil: appena il 15% della spesa per la ricerca energetica complessiva, contro percentuali comprese tra il 25 e il 45%, per paesi come Spagna, Germania, Danimarca, Svezia e Finlandia. Se per un verso la crisi più grave dal dopoguerra a questa parte ha comportato una riduzione dei consumi e quindi anche delle emissioni (del 6% nel 2008 e altrettanto nel 2009, secondo le stime del rapporto), dall’altro la stessa recessione ha anche l’effetto di spingere nella direzione di una riduzione degli investimenti nel settore energetico. «Senza un’accelerazione tecnologica - si legge - sarà impossibile raggiungere risultati concreti in materia di contenimento delle emissioni». E i dati confermano, dice l’Enea, che la parte maggiore e più realizzabile (nel breve periodo) di questi obiettivi dipende dall’impegno sull’efficienza energetica: «seguono, a distanza, rinnovabili, ccs e nucleare». Efficienza energetica nel breve e medio periodo; nucleare e rinnovabili nel lungo periodo. Sul nucleare, la «questione centrale» riguarda i temi della sicurezza, gestione e minimizzazione delle scorie: il cosiddetto nucleare di quarta generazione, su cui tante parole si spendono ma che, si legge, «non darà risultati prima del 2030-2040». Quanto alle rinnovabili, «che rappresentano una importante opportunità industriale oltre che una fonte di energia alternativa», fondamentali sono gli investimenti in ricerca e innovazione. E, dovrebbe andare da sè, gli incentivi a tali investimenti. Complessivamente il settore delle energie alternative è cresciuto considerevolmente negli ultimi anni (tanto da raggiungere, a livello mondiale, 160 miliardi di dollari e circa 4 milioni di occupati), ma l’Italia seguita a essere un fanalino di coda in Europa. La situazione, visti i provvedimenti del governo, non sembra destinata a modificarsi. Critici i commenti di Legambiente e Wwf al rapporto Enea. «Il nucleare non solo non è fondamentale per il nostro Paese ma toglierà risorse allo sviluppo delle vere fonti che possono aumentare la nostra efficienza e la nostra competitività», è il commento del presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza: «Il tempo non è una variabile indipendente e continuare ad ignorare che produrre energia dall’atomo in Italia non sarà possibile prima del 2025-2030 è mettere la testa sotto la sabbia. La crisi economica e quella energetica hanno bisogno di provvedimenti immediati». Ma che il presidente Enea sia un nuclearista convinto forse non dovrebbe stupire più di tanto: della veloce riconversione all’atomo d’altra parte - il ddl sviluppo, che nei prossimi giorni sarà pubblicato in Gazzetta prevede sei mesi di tempo per la localizzazione degli impianti - l’Enea stessa (che cederà una cinquantina di ingegneri all’Agenzia per la sicurezza nucleare) sarà un tassello importante.