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Picco del petrolio e pannelli solari

Dimitri Stagnitto

Picco del petrolio e pannelli solari

Secondo alcune teorie il picco petrolifero, ovvero la massima produzione mondiale di petrolio, è stato già raggiunto da alcuni mesi.

A breve è atteso anche il picco del gas naturale.

Cosa significa tutto ciò, e soprattutto, cosa c’entra con gli impianti solari?

E’ presto detto: il raggiungimento del picco significa che d’ora in avanti il petrolio sarà sempre più scarso e, quindi, costoso.

Lo stesso dicasi per il gas naturale, e quindi per il metano.

Un assaggio lo abbiamo avuto un anno fa circa, con il petrolio oltre i 100$ al barile e la benzina pagata letteralmente a peso d’oro.

I prezzi sono poi riscesi grazie alla crisi globale che, rallentando l’economia, ha fatto calare anche il fabbisogno di petrolio e quindi il suo prezzo.

Già oggi però si parla di imminente ripresa, e comunque se pure i consumi rimanessero pari agli attuali il petrolio andrebbe comunque esaurendosi, e il suo prezzo aumenterebbe inesorabilmente.

Stesso identico discorso per il gas naturale.

E qui entrano in gioco il risparmio energetico ed il solare termico.

Cosa fareste il prossimo inverno se il gas costasse 5 volte l’inverno scorso? Rinuncereste a riscaldare la casa e a lavarvi con acqua calda?

Non sarebbe meglio avere bisogno di un quarto del gas di cui si aveva bisogno prima, in modo da potersi continuare a permettere lo stesso stile di vita senza dissanguarsi?

Il solare termico e gli altri sistemi a risparmio energetico servono proprio a questo: ridurre la nostra dipendenza dagli idrocarburi, dalle fonti di energia che stanno esaurendosi.

Si tratta solo di scegliere se essere cicale o formiche: la formica prepara per tempo i tempi difficili che arriveranno, ed al moneto giusto è pronta.

La cicala vive come se lo status quo dovesse durare per sempre, invece prima o poi arriva l’inverno e la cicala inizia a passarsela davvero male.

Eppure sarebbe bastato così poco per garantirsi un inverno sereno...

Il momento è buono per pensare al futuro, dato che fino al 2010 questo tipo di interventi saranno finanziati dal contributo statale pari al 55%.

Significa che lo stato restituisce in 5 anni più della metà della spesa sostenuta.

Il resto della spesa si ripaga da sè, in 4/5 anni. Sempre che il prezzo del gas non aumenti: se così fosse il risparmio ottenuto sarebbe varie volte il costo dell’impianto, nel giro di pochi anni.

Conviene davvero restare ad aspettare?