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Nucleare: la Cina punta sull’atomo

Alessandro Cicini

Nucleare: la Cina punta sull’atomo

Quando piano piano la paura post-disastro inizia a scemare ecco che si rifanno sotto i piani di sviluppo nucleare, nel caso di Cernobyl ci vollero una ventina di anni a lavare dalla memoria il rischio radiazioni, ma ora con il prezzo del petrolio oscilla in modo preoccupante i tempi stringono e l’esigenza dell’energia atomica si fa più pressante. Così la Cina torna ad investire in modo deciso sull’atomo, anche in vista delle loro analisi energetiche, le quali prevedono che la domanda di energia sarà destinata a crescere arrivando a 8500 TWh entro il 2020 rispetto ai 4700 TWh del 2011.

Dopo l’incidente giapponese sono stati spesi 4,7 miliardi di dollari per aumentare la sicurezza dell’industria nucleare, a confermare le intenzioni dei cinesi ci sono anche le parole di Yang Fuqiang consigliere nel settore energetico presso l’ufficio del Consiglio per la Difesa delle risorse naturali a Pechino il quale dichiara: “l’approvazione del piano per la sicurezza da parte del Consiglio di Stato è un chiaro segno del fatto che Pechino è pronta a ricominciare l’approvazione delle nuove centrali nucleari, nonostante le diffuse preoccupazioni del pubblico sui rischi per la sicurezza dell’energia nucleare”.

Tali informazioni dimostrano che il governo cinese non è stato totalmente insensibile ai rischi del nucleare, preoccupazioni che hanno portato un rallentamento nella costruzione di centrali nucleari, infatti la potenza che la Cina riuscirà ad installare si aggirerà intorno ai 60 GW contro gli 80 GW che avrebbe dovuto raggiungere entro il 2020, c’è stato un rallentamento, ma l’obiettivo è chiaro per il governo cinese: indipendenza energetica.

Sotto quest’ottica il consiglio di stato ha previsto nel 2011 un piano di stimolo dell’economia di 585 miliardi di dollari. Il piano sosterrà la costruzione di infrastrutture e prevede sia investimenti nel campo delle energie verdi che quelle nucleari.

Che dire la Cina sta dimostrandosi più audace delle nazioni occidentali (sfruttando una scarsa considerazione delle regole democratiche), tali scelte energetiche vanno contro l’opinione pubblica e mettono al centro delle scelte il costo del kWh e la loro capacità ad essere indipendenti energeticamente.

Con questi investimenti tenteranno rendere meno inquinante un industria che fino ad oggi sta facendo diventare irrespirabile l’aria delle maggiori città della Cina e tutto sta nel vedere vedere come arriveranno al 2020 , se riusciranno a ridurre l’inquinamento e se soprattutto, alla fine della fiera, il loro costo dell’energia sarà minore di quello europeo.

Questo è il punto nodale del loro e del nostro futuro, se la Cina grazie al nucleare otterrà dei costi minori dell’energia quanti passi in avanti dovremo fare per non essere schiacciati dalla loro concorrenza? E’ vero che l’occidente ha intrapreso una strada che consente di gravare meno sull’ambiente, ma quanto ci costerà questa scelta?