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Fusione fredda: anche l’India inizia ad interessarsene

Camilla Biagini

Fusione fredda: anche l’India inizia ad interessarsene

Dopo un iniziale boom di informazioni riguardanti il reattore a fusione fredda E-Cat di Rossi-Focardi e quello che può essere considerato il suo primo rivale ossia il Defkalion di origine greca mancano da un po’ di tempo delle novità rilevanti in questo settore. Per adesso infatti gli occhi sono tutti puntati su questi due modelli e si attende il momento in cui l’E-Cat arriverà sul mercato.

Si tratta di un momento di stallo più che normale, un momento di stallo che i vari paesi Europei e gli Stati Uniti stanno utilizzando per cercare di sondare quanto più possibile il terreno della fusione fredda, un terreno che ancora oggi necessita di molti studi e di molte ricerche visto che ancora sono molti i punti oscuri del suo funzionamento.

Anche l’India sta iniziando a guardare con sempre maggiore interesse alla fusione fredda. È stato B.S. Raghavan a pubblicare in questi giorni un articolo sul giornale indiano Hindu in cui chiede al governo indiano di cercare di approfondire quanto più possibile le ricerche sulla fusione fredda e sui reattori che stanno nascendo in questo periodo perché se davvero la fusione fredda potrebbe essere un’opportunità energetica per il mondo del domani l’India non deve assolutamente lasciarsi sfuggire l’occasione di sfruttarla.

B.S. Raghavan ha sottolineato che i reattori a fusione fredda, se davvero il loro funzionamento verrà accertato, potrebbero essere una soluzione ai problemi economici e sociali di un paese come l’India che sta cercando di svilupparsi in modo intenso e di crescere.