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Elezioni politiche 2013: Mario Monti e la green economy

Daniele Sforza

Elezioni politiche 2013: Mario Monti e la green economy

Mario Monti era un tecnico, un Professore, un uomo incaricato di salvare l’Italia dalla crisi. Il suo governo ha operato in questo ambito negli ultimi mesi, fino alle recenti dimissioni. Pressione fiscale alle stelle, manovre salva-Italia e misure per tutelare il Paese e la sua industria. Ci è riuscito o no? Non sta a noi dirlo e terremo rigorosamente personali i commenti al riguardo. Tuttavia Monti ha stupito tutti, una volta rassegnate le dimissioni, con la sua scesa in campo per le elezioni politiche 2013. Da quel momento, Mario Monti, da Professore è diventato un politico a tutti gli effetti. Con lui l’Udc di Casini e il Fli di Fini, a formare la coalizione di Centro, attualmente la terza forza politica in Italia. Andiamo a vedere cosa dice l’Agenda Monti a proposito di ambiente e politica energetica.

Sfruttare tutto il potenziale dell’economia verde

La tutela dell’ambiente è investimento per il futuro e presupposto per vivere meglio il presente. Lavoro e salute non devono più essere alternativi, ma complementari. Per questa ragione l’economia verde non può essere "altro" dall’economia, ma è parte integrante dell’economia. L’industria, i trasporti, l’agricoltura, gli edifici devono riorientarsi secondo i criteri dell’efficienza, del contenimento delle emissioni nocive, dell’impiego di materiali riciclabili e di tecnologie intelligenti per smaltire i rifiuti, bonificare i terreni, ottimizzare il ciclo dell’acqua, mettere in sicurezza il territorio, incentivare la mobilità a basso impatto ambientale. Programmi formativi e incentivi devono facilitare le scelte "verdi". Le regole devono essere chiare e ragionevoli e la semplificazione operata dal Governo, ad esempio attraverso la nuova Autorizzazione unica ambientale, è un esempio di come ciò possa essere fatto -, ma bisogna essere intransigenti verso chi le viola.

Agli sforzi già in atto per ridurre e differenziare la produzioni di rifiuti, che vanno mantenute, se possibile, rafforzati, occorre affiancare sia una produzione efficiente in grado di allungare il tempo di vita dei prodotti, sia un rilancio del riciclo, in linea con i migliori esempi europei dove lo smaltimento in discarica è stato azzerato. Gli standard di qualità europei ci chiamano a cambiare la nostra mentalità in relazione alla gestione dei rifiuti, privilegiando, laddove possibile, il riciclaggio e riutilizzo.

Serve puntare a un risultato di abbattimento degli smaltimenti (in Italia riguarda tra il 50-60% dei rifiuti). Per questo serve promuovere l’innovazione aprendo i mercati a prodotti realizzati con materiali riciclati, che dovrebbero essere certificati e garantiti, e alla produzione e l’utilizzo di materie prime biodegradabili cambiare certe abitudini degli italiani. Occorre anche cambiare certi atteggiamenti per creare una vera domanda per le materie "verdi". In questo anno il governo ha inoltre lavorato molto sull’energia: revisione degli incentivi per le rinnovabili, efficienza energetica, estrazione di idrocarburi, mercato del gas, liberalizzazione del mercato all’ingrosso dei carburanti e della distribuzione.

A venti anni di distanza dal precedente Piano energetico nazionale è stata presentata una nuova strategia energetica nazionale che fa della crescita sostenibile, dal punto di vista economico e ambientale, il proprio imperativo e punta a fare del Paese un hub energetico nel Mediterraneo. E’ necessario continuare sulla strada tracciata, dando attuazione alle linee guida della strategia per dare all’Italia una energia meno costosa, più sicura e più sostenibile.

Serve infine procedere a uno snellimento e semplificazione della governance nel mondo dell’energia, riprendendo la proposta di modifica del Titolo V della Costituzione - per riportare allo Stato le decisioni in materia di infrastrutture energetiche - accompagnata dall’introduzione, sulla base dell’esperienza dei Paesi nordeuropei, dell’istituto del "dibattito pubblico".

La politica agricola

Nel corso dell’attuale legislatura sono state prese diverse misure di semplificazione e rilancio del sistema agroalimentare, ma non è stato possibile portare a compimento alcune importanti iniziative legislative e amministrative avviate.

Per aiutare la crescita sostenibile del settore agroalimentare italiano occorre fermare la cementificazione e limitare il consumo di superficie agricola come proposto nel disegno di legge per la valorizzazione delle aree agricole e il contenimento del consumo del suolo, adottare un grande piano di gestione integrante delle acque si può tutelare il territorio sia dal rischio di dissesto idrogeologico che di carenza idrica. Bisogna prendere misure per assicurare che agli agricoltori non rimanga una quota troppo bassa del valore aggiunto generato lungo le filiere agroalimentari, favorendo una maggiore aggregazione dell’offerta che dia agli agricoltori un’adeguata forza contrattuale sul mercato ed eliminando intermediazioni inutili e parassitarie che sottraggono reddito.

Serve dare una maggiore protezione agli agricoltori dalle crisi, climatiche o di mercato, cicliche o meno, incentivando le pratiche assicurative a livello nazionale e comunitario. Bisogna affrontare il problema di come assicurare un migliore accesso al credito agrario specializzato. Serve infine tenere la guardia alta sulla tutela del "made in Italy", proteggendo le produzioni nazionali con attività di repressione dell’agro-pirateria e, sul piano internazionale, rafforzando la lotta alla contraffazione e all’Italian sounding. E’ infine necessaria una forte politica di sostegno all’export per imprese agricole e industriali contando sul ruolo rafforzato dell’ICE per il settore".

Conclusioni

Il programma di Mario Monti, come possiamo ben vedere, appare interamente improntato su un aspetto industriale e di crescita del Paese. Ciò che emerge dalle riflessioni dell’ex premier viene rappresentato da alcune costanti, come la lotta all’illegalità e al rilancio di un settore anche a livello europeo e internazionale. Nonostante alcune affermazioni sembrino buttate lì a caso, senza un’ulteriore spiegazione di come un tale procedimento possa essere eseguito, vi sono altre argomentazioni la cui validità è testimoniata da proposte di legge e da progetti finalizzati a incrementare l’industria dell’economia.

Alla luce di quanto già visto in questi mesi di governo tecnico - come la situazione riguardante gli incentivi - gli elettori potranno farsi un’idea sui progetti ambientali - che tuttavia non sembrano risultare tra gli elementi preminenti dell’Agenda Monti ed emergere nelle sue discussioni pre-elettorali - di un governo che potrebbe lavorare senza l’urgenza dettata dalla sua qualificazione prettamente "tecnica".