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Notizie ed Approfondimenti

Costa Concordia: il rischio ambientale

Daniele Sforza

Costa Concordia: il rischio ambientale

Si parla ancora dei morti, dei dispersi e dei recuperati. Delle responsabilità e del faticoso conflitto tra umanità ed eroismo. C’è altro, tuttavia, che preoccupa: è il rischio ambientale. Il naufragio del Concordia è infatti in grado di provocare un disastro ambientale di notevole portata, mettendo a rischio le specie marine e il paradiso naturale dell’arcipelago toscano, influendo negativamente su turismo, ristorazione, pesca e, soprattutto, ambiente.

Si sta cercando di recuperare il gasolio perso dalla nave, ma non sarà un processo rapido e semplice. Sono recenti le notizie provenienti dalla compagnia olandese Smit, che scongiurano per il momento la perdita di carburante della nave (e la perdita di 2400 tonnellate di carburante provocherebbe danni incalcolabili), ma tuttavia si registra anche qualche timore sull’eventuale sprofondamento dello scafo.

Questa mattina la Smit, coordinata dal responsabile Kees van Essen, ha cominciato il recupero del gasolio, un’operazione che potrà durare anche un mese. C’è preoccupazione e delicatezza nell’affrontare queste argomentazioni, perché tutti sanno che il rischio ambientale è estremamente elevato.

Non è solo il carburante a preoccupare, ma anche materiali inquinanti altamente pericolosi come vernici, batterie di cellulari e fotocamere, e ancora lubrificanti o amianto. Tutto ciò potrebbe influire sulle specie marine che popolano l’area, così come il gigantesco relitto che creerà un’immensa zona d’ombra anche a quelle razze che hanno bisogno della luce del sole per sopravvivere. Lo sconvolgimento ambientale preoccupa tutti, in primis, naturalmente, i responsabili delle diverse associazioni ambientaliste, come Greenpeace.

Così come Marco Marcelli, professore che insegna Oceanografia ed Ecologia Marina all’Università della Tuscia e all’Accademia Navale di Livorno, afferma che sarebbe un ottimo risultato rimuovere il relitto entro primavera, d’altra parte Max Iguera, responsabile del settore rimorchio, salvataggio e riparazioni della compagnia di Genova Cambiaso Risso, frena: "La prima cosa da valutare è come sarà possibile rimuoverla. Un’operazione di questo tipo non è mai stata effettuata e potrebbe richiedere mesi", ma per ora "le priorità sono altre".

E nel frattempo il sistema naturale che vive in questa zona, uno dei migliori al mondo secondo "Nature", comincia il suo conto alla rovescia, sperando, come noi spettatori esterni e impotenti, in un miracolo, che sia stavolta opera dell’uomo.