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Buco dell’ozono 2017: il punto della situazione. Le immagini LIVE

Simone Serafini

Buco dell’ozono 2017: il punto della situazione. Le immagini LIVE

Buco dell’ozono 2017: quali sono i livelli di concentrazione di ozono nell’atmosfera? Andiamo a fare il punto della situazione. Ecco le immagini LIVE.

Buco dell’ozono: uno strato molecolare di gas chiamato "ozono" per circa un miliardo di anni era riuscito a proteggere la vita umana dall’azione dei raggi ultravioletti (UV) provenienti dal Sole.

Quando nel 1984 venne scoperto un “buco” all’interno di questa barriera protettiva che permise l’entrata nell’atmosfera terreste di questi dannosi raggi UV.

Quali sono state le cause che hanno scatenato questa voragine?

Attraverso questa guida vedrai quali sono le condizioni attuali del “buco dell’ozono” e come cambia lo scenario dopo 33 anni da tale scoperta.

Cos’è stato deciso nel "protocollo di Montreal" per migliorare la situazione? Quali sono le conseguenze del buco dell’ozono sulla salute dell’uomo e sull’ambiente?

Se continuerai a leggere potrai osservare le immagini LIVE scattate direttamente dai satelliti della NASA che testimoniano le dimensioni attuali del "buco dell’ozono".

Scoperta del buco dell’ozono

Era il 1984 quando un gruppo di scienziati della British Antarctic Survey, leader mondiale sugli studi scientifici delle condizioni climatiche polari (Antartiche), scoprirono un “buco” nella parte dell’ozono della stratosfera Antartica.

Questo strato di ozono si tratta di un gas serra protettivo, differentemente dai gas serra che provocano un inquinamento dell’aria, che assorbe i raggi ultravioletti provenienti dal Sole.

Gli scienziati notarono come i livelli di ozono presenti nella stratosfera scesero del 10% al di sotto dei livelli normali e come la quantità di ozono era inferiore di 220 unità Dobson.

Questa unità di misura prende il nome di Dobson uno dei primi scienziati al mondo che studiò la presenza di ozono nella stratosfera terrestre. Se consideriamo questa unità di misura dobbiamo sapere che 400 unità Dobson corrispondono a circa 4 mm dello spessore dell’ozono.

Dalla sua scoperta fino ad oggi il buco dell’ozono è costantemente cresciuto fino a raggiungere dimensioni pari a 27 milioni km quadrati.

Formazione del buco dell’ozono

Nel corso degli ultimi decenni, all’arrivo del primo sole primaverile che investe il Circolo Polare Artico (la primavera nel Sud del mondo inizia verso settembre e finisce agli inizi di dicembre) l’ozono atmosferico viene rapidamente distrutto attraverso la formazione di processi chimici.

In questo periodo dell’anno le temperature scendono al di sotto dei -78°C ed un vortice di vento sviluppa intorno all’Antartide una sottile nuvola di ghiaccio mista ad acido nitrico e miscele di acido solforico.

Il contatto di questi gas con le superfici dei cristalli di ghiaccio produce reazioni chimiche che rilasciano nell’atmosfera dei clorofluorocarburi (CFC) ovvero composti chimici contenenti fluoro, cloro e carbonio.

Questi composti chimici iniziano la riduzione dello strato di ozono nell’aria e nel giro di due mesi circa il 50% del totale di ozono presente nell’atmosfera scompare. In alcuni strati di stratosfera i livelli di perdita di ozono arrivano addirittura anche al 90%. Questo fenomeno è chiamato appunto “buco dell’ozono”.

In tarda primavera le temperature iniziano a salire, il ghiaccio evapora e il “buco dell’ozono” si richiude. Ogni anno questo ciclo si ripete.

Buco dell’ozono: protocollo di Montreal

Nel 1987 tre anni dopo la sconvolgente scoperta del “buco dell’ozono” tutti gli stati membri dell’ONU si incontrarono presso la sede dell’organizzazione internazionale dell’aviazione civile a Montreal.

Dopo una serie di incontri si stabilì un trattato internazionale chiamato appunto: "protocollo di Montreal" che prevedeva la riduzione delle sostanze chimiche come i clorofluorocarburi (CFC) derivanti dalle attività inquinanti umane e la completa chiusura del buco dell’ozono entro il 2050.

A distanza di 30 anni da questo protocollo come sta cambiando la situazione? Andiamo a vedere ora le immagini LIVE relative all’attuale condizione del buco dell’ozono.

Buco dell’ozono febbraio 2017: immagini LIVE

Le immagini che sto per presentarti le ho prese direttamente dalla piattaforma on-line della NASA.

Puoi connetterti al portale on-line tramite questo link e avrai a disposizione un prezioso database completo di informazioni riguardanti le condizioni relative al buco dell’ozono aggiornate mese dopo mese.

Appena sarai entrato nella piattaforma della NASA (ovviamente in inglese) avrai a disposizione sulla sinistra dello schermo l’ultima immagine relativa al buco dell’ozono con la relativa data di quando è stato scattato il fermo immagine.

Al centro della schermata potrai invece scaricare, sia in formato mp4 che in mpg, diversi video animati realizzati con i fermi immagine relativi a tutti i giorni del mese che mostrano la condizione del buco del’ozono dal mese di agosto fino al mese di dicembre (mesi in cui è presente il buco dell’ozono).

Le immagini dal satellite hanno permesso di valutare la distribuzione media dell’ozono totale presente nella zona Artica del nostro pianeta.

Di seguito riporto le osservazioni satellitari che sono state fatte dalla NASA nei mesi tra agosto e dicembre 2016.

I colori blu e viola fanno riferimento alle zone della stratosfera dove è presente una minore quantità di ozono inferiore alle 220 unità Dobson, mentre i colori gialli e rossi sono le zone della stratosfera dove c’è una superiore quantità di ozono.

Infine il colore verde sta a simboleggiare le zone della stratosfera in cui ci sono normali livelli di ozono.

Come hai potuto vedere dall’immagine precedente, settembre è il mese dell’anno in cui c’è una maggiore presenza del buco dell’ozono e quindi di conseguenza una maggiore presenza nella stratosfera di clorofluorocarburi (CFC).

Per questo motivo sono andato a prendere, successivamente, i fermi immagine del buco dell’ozono solamente del mese di settembre ma relativi a ogni anno (5 anni di distanza ognuno dall’altro) partendo dal 1984 fino ad arrivare ad oggi.

Questa chiara immagine ci fa vedere com’è cambiata la situazione dalla prima volta in cui è stato scoperto il buco dell’ozono.

Possiamo notare come dal 1994 il buco dell’ozono ha raggiunto livelli massimi di grandezza che si sono ripetuti perfino nel 2015.

Per quanto concerne invece la situazione attuale notiamo un leggero miglioramento sia sotto il punto di vista delle dimensioni del buco dell’ozono che della densità di ozono.

Infatti come si può notare dall’immagine le aree scure tendenti al blu e il viola sono leggermente diminuite.

Conseguenze del buco dell’ozono

Per quanto riguarda le conseguenze che il buco dell’ozono può avere sull’uomo, l’esposizione ai raggi ultravioletti (UV) è molto pericolosa: infatti aumenta il rischio di cancro alla pelle, cataratte e la soppressione del sistema immunitario.

Al momento fortunatamente non rappresenta un problema per la salute dell’uomo, comunque se le dimensioni del fenomeno dovessero aumentare l’esposizione a questi raggi UV sarebbe in grado di attaccare e danneggiare le molecole come il DNA e l’RNA modificandone la struttura cellulare.

Un altro possibile effetto dei raggi UV è l’interferenza sui sistemi immunitari dell’uomo, provocando l’aumento della contrazione di malattie per le basse difese antibatteriche.

Infine tra gli effetti diretti dovuti all’esposizione dei raggi ultravioletti sono i danni che questi possono procurare alla retina dell’occhio, determinano in alcuni casi anche la cecità.

Per quanto riguarda invece gli effetti negativi che questi raggi hanno sull’ambiente, la graduale diminuzione dell’ozono potrebbe portare a forti stravolgimenti della flora e della fauna.

La particolarità di queste radiazioni UV sta nel fatto che vengono assorbite dagli strati più superficiali della pelle e di conseguenza gli organismi pluricellulari sono più protetti rispetto agli organismi unicellulari.

L’aumento di questi raggi UV comporterebbe la morte di tutti gli organismi unicellulari marini come fitoplancton e lo zooplancton che giocherebbero un ruolo fondamentale nella catena alimentare.