Torna su

Notizie ed Approfondimenti

Athanor: la fusione fredda nasce in un istituto superiore di Roma

Camilla Biagini

Athanor: la fusione fredda nasce in un istituto superiore di Roma

La fusione fredda è un tema ormai al centro dell’attenzione pubblica. Da quando infatti i test hanno dimostrato che il reattore E-Cat realizzato dal professor Rossi e tutti gli altri reattori ad esso simili funzionano veramente tutti hanno iniziato a guardare alla fusione fredda come ad una possibile soluzione per tutte le problematiche energetiche del nostro pianeta. L’attenzione poi è ovviamente diventata sempre più forte da quanto Rossi ha pubblicamente confermato che a breve un reattore a fusione fredda ad uso domestico sarà immesso sul mercato.

Come era ovvio che fosse l’attenzione crescente verso la fusione fredda ha portato numerosi scienziati e numerosi studiosi a cercare di creare anche loro un reattore di questa tipologia. Oggi parliamo proprio di un nuovo reattore, per adesso soltanto un prototipo ovviamente che è stato presentato proprio in questi giorni a Roma.

Si tratta di un reattore a fusione fredda che prende il nome di Athanor e che è stato realizzato da un gruppo di professori e di allievi dell’Istituto Superiore Leopoldo Pirelli. Un reattore realizzato da una scuola superiore è una novità che nessuno si aspettava ma che dimostra che dopotutto è davvero possibile creare un reattore a fusione fredda in modo piuttosto semplice e che dimostra che la scuola italiana non è poi così passiva e priva di iniziative come molte persone oggi la vogliono dipingere, ci sono ancora infatti professori che aiutano gli allievi a portare avanti progetti di questa portata, progetti importanti per tutto il mondo che possono condurli davvero molto lontano.

La domanda di brevetto per questo reattore è già stata ovviamente formulata perché, come ha affermato l’ingegner Ugo Abundo che ha lavorato a questo progetto, non si tratta solo di un modo per non farsi rubare le idee ma anche di un modo per riuscire a far circolare le informazioni in modo quanto più libero possibile.

L’ingegner Ugo Abundo ha spiegato il funzionamento del reattore affermando che "si tratta di un reattore elettrolitico (tipo Mizuno, Iorio), ma con la fondamentale differenza che impiega nanopolveri libere, non trattate né fissate su supporti, che siamo riusciti a confinare e ad accendere in un reattore totalmente innovativo a letto fluido."