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Arsenico nell’acqua nel Lazio: arriva la multa UE

Daniele Sforza

Arsenico nell’acqua nel Lazio: arriva la multa UE

Roma, Latina e Viterbo: sono 3 le province del Lazio coinvolte nello scandalo "arsenico nell’acqua". Una storia vecchia, con ogni probabilità, ma a cui ancora non si è riusciti a trovare una soluzione, tant’è che ancora oggi migliaia e migliaia di persone sono costrette a vivere senza acqua potabile. Il 31 dicembre è inoltre scaduto l’ultimo termine stabilito dalla Commissione Europea per risolvere la questione, ma al 7 gennaio non è stato fatto ancora nulla e la multa da pagare sarà salatissima.

La storia dal 2010 a oggi

E così la popolazione che vive a sud di Roma, ai Castelli Romani, in provincia di Latina e in gran parte della provincia di Viterbo, ha assunto un’elevata concentrazione di arsenico nel proprio corpo negli ultimi anni, stando alle ultime ricerche dell’Istituto Superiore di Sanità, arsenico che si trovava nell’acqua che usciva dai rubinetti.

Ricerche che sono partite nel 2011, dopo che la Commissione Europea aveva bocciato una deroga finalizzata a innalzare i limiti di legge di 5 volte, visto che era stata di recente approvazione la norma europea sulla qualità delle acque potabili (che peraltro l’Italia aveva approvato nel lontano 2001).

Gli studi seguenti hanno evidenziato alcune gravi componenti per la salute, facendo emergere risultati affatto rassicuranti, rivelando che la quantità di arsenico assunta attraverso la cottura dei cibi o bevendo l’acqua del rubinetto nelle zone specifiche, va a concentrarsi nel corpo, il che porta a un rischio di sviluppo tumorale, visto che l’arsenico inorganico, ovvero quello contenuto nelle acque, ne è una effettiva concausa.

Maxi-multa per l’Italia

Scaduto l’ultimatum della Commissione Europea, dall’inizio del 2013, nelle zone interessate, non sarà possibile utilizzare l’acqua potabile per gli alimenti, per lavarsi i denti e, naturalmente, non potrà essere bevuta. Ai Comuni il compito di rifornire la popolazione attraverso le autocisterne. Ed è già pronta una esosa sanzione per l’Italia, che si conterà in 250.000-500.000 euro al giorno (cifra che verrà sottratta dai fondi UE riservati all’Italia) fino a quando la questione non si risolverà del tutto.